Lo scrittore e giornalista de " La Repubblica " Paolo Rumiz, autore del saggio "Annibale, un viaggio", edito da Feltrinelli - sett. 2008, nel suo lungo peregrinare sulle orme del grande condottiero cartaginese, viene per caso a contatto con la realtà del nostro Esercito di oggi e ne rimane piacevolmente sorpreso. Riporto di seguito due passaggi del suo libro, sicuro di far cosa gradita a tutti voi e in particolare a Filiberto Cecchi, già comandante dell' istituzione militare. Il primo passaggio si riferisce all'incontro di Rumiz e dei suoi collaboratori con un plotone di militari nei pressi del valico del Moncenisio: "..."Soldati! " gridano Marco e Alberto, sportisi da un roccione a picco sul sentiero. E' vero: c'é una fila di uomini in grigio-verde che salgono, tra brandelli di nebbia; a volte i viaggi regalano queste lussuose coincidenze. Avanzano nella neve, come sospesi, inconsapevoli di essere stati evocati  da un libro scritto duemila anni prima. Sono una ventina, portano berrettino con visiera, grandi sacchi e armi automatiche. Li guida un capitano, tirato come un marine di West Point.

Ci arrivano accanto, si compattano in fila per tre, depongono gli zaini, rompono le righe, ci salutano. Sono alpini- anzi "alpieri"- della Scuola militare di Aosta, 88^ compagnia,capitano Ezio Saccaro. Bei ragazzi puliti. Fra loro,anche tre donne. Una sorpresa, per molti di noi. Non abbiamo più di fronte la vecchia naia puzzolente di sudore,minestrone e merda di mulo. Questa è la crema delle nuove forze armate. Dieta, allenamento, scarpe tecno, navigatore satellitare. Sbuca il sole, facciamo merenda assieme, dai sacchi escono salame e Barbera del migliore. Albano coglie al volo l'occasione per riattaccare con la lettura.

Ora lo ascoltano anche i soldati e Polibio affronta l'ultima verifica: "Mentre ormai la neve si accumulava sulle cime dei monti, poiché si avvicinava il tramonto delle Pleiadi, egli, vedendo gli uomini avviliti dalle fatiche precedenti e per quelle che ancora prevedevano, li radunò e cercò di incoraggiarli con l'unico mezzo che aveva a questo scopo, la vista dell'Italia: essa infatti è situata ai piedi di queste montagne...e le Alpi paiono occupare la posizione di acropoli dell'intera Italia. Perciò, mostrando loro la pianura Padana, richiamando alla loro memoria, il favore dei Galli che l'abitavano, e al tempo stesso indicando il sito di Roma, ridiede un po' di coraggio ai suoi uomini ". I ragazzi in grigio- verde ascoltano, stupiti che un'allocuzione fatta a un esercito di duemila anni fa sia ancora così fresca, galvanizzante, attuale.

Si fanno passare il libro, cercano increduli altri passi della traversata alpina, e intanto in cielo è esplosa una strana aurora boreale di luce arancione, mentre sul versante francese le nubi si aprono, svelando una conca di bellezza alaskana... Ora scendiamo col plotone di Aosta, tra rocce impervie e nevai. E' la stessa direzione del Cartaginese. Guardo i soldati del Duemila scendere in fila ordinata e penso che c'è più distanza tra loro e la guerra di mio padre nel '42 sui monti della Croazia, di quanta non ve ne sia tra mio padre e la guerra di Annibale. La mulattiera su cui cammino è stata fatta negli anni trenta, in solo novanta giorni. Oggi nessun soldato ne sarebbe capace, per lo meno con i mezzi dell'epoca. Ma allora, penso, se la naia dei miei vecchi è più simile ai racconti di Polibio o di Senofonte che alla cronaca delle moderne guerre stellari, forse l'impresa non è impossibile. Quand'ero ragazzo li ho visti gli alpini. Erano una mandria in cammino. Stessi animali da soma di duemila anni fa, stesse bestemmie, stessa fatica, stesse facce da contadini. Ora capisco: il mondo che cerco non è scomparso da millenni, ma da appena trent'anni. Salutiamo gli alpini a Giaglione, arcigna terrazza naturale sul bivio fra le strade del Monginevro e quella del Moncenisio, e approdiamo a una locanda dove i vini hanno nomi antichi e mai sentiti...( pagg. 13 - 17 )  

Il secondo passaggio descrive lo stupore dell'autore che ha avuto l'opportunità di una visita lampo alla biblioteca della Scuola di Applicazione di Torino. Sentite cosa dice: "...Sandra Piana, amica di letture e passeggiate padane, mi ricorda che a Torino c'è la Scuola di Guerra. Grandiosa idea! Perché non cercare Annibale attraverso gli ufficiali di oggi? Mezz'ora dopo sono già in attesa al portone d'angolo di un edificio settecentesco dall'imponenza prussiana, a due passi da Porta Nuova. Un militare anziano dai cespugliosi baffi risorgimentali mi accompagna per scaloni, corridoi e cortili, in quello che fu l'Arsenale di Torino, fino a un tenente colonnello che resta interdetto davanti alla mia febbre annibalica e mi spiega amorevolmente che negli eserciti è cambiato tutto in pochi decenni. E'un grande tema, ma sa, le battaglie campali non esistono più. Commemora EL Alamein. La Marna e lo scontro corazzato russo-tedesco a Kursk-Orel:tutto è straordinariamente interessante, ma mi accorgo che non sto ascoltando perché sono stupefatto dall'ambiente.

Mi trovo in un fantastico luogo della memoria: i muri di quelle che furono le Regie scuole teoriche e pratiche di artiglieria e fortificazione, anno di fondazione 1739. La prima grande industria di Torino, nata secoli prima del Lingotto. Mi rendo conto che la sapienza metalmeccanica e militare del Piemonte è uscita da qui. Qui si è costruita L'Unità d'Italia. Una galleria di meraviglie. Stampe di grande manovre, la pagella con i voti dell'allievo Camillo Benso di Cavour, il tavolo della commissione d'inchiesta su Caporetto. Nella biblioteca monumentale, incunaboli del Quattrocento e l'Enciclopedia di Diderot e d'Alembert in originale, trentatré volumi. Nell'annuario del Regio Esercito scopro perfino il nome di mio padre, fatto sottotenente il primo ottobre 1939, giusto in tempo per la guerra. Poi una targa di bronzo con su scritto:" La disciplina dei Romani li fece trionfare delle astuzie dei Greci, della forza dei Germani, dell'alta statura dei Galli e di tutte le Nazioni della Terra". E' la conferma di quanto so da tempo: le guerre stellari sono niente rispetto ai millenni. Nel fondo,è tutto come allora...(pagg. 76 - 77 );