Brano musicale "Chiaro di luna", tratto dall'album "Sogno nell'alba chiara" di Giuseppe Campa - al piano l'Autore
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Carissimi lettori,

l'approssimarsi della Santa Pasqua mi suggerisce di riassumere, anche se in termini alquanto modesti, i contenuti di una fra le più grandi elaborazioni drammatiche musicali che la mente umana abbia mai prodotto : la MatthausPassion ( la Passione secondo Matteo ) di Johann Sebastian Bach. Le mie parole possono soltanto dare, forse, una eco debolissima della grandiosità di tale capolavoro, testimonianza indiscussa di fortissima fede religiosa e di grandissima arte. Spero perdonerete l'ardire. E', comunque, la mia maniera di augurare Buona Pasqua a voi tutti e alle vostre famiglie.

Giuseppe Campa  

La Matthaus Passion di Johann Sebastian Bach

Fin dai tempi della liturgia paleocristiana all'interno del ciclo pasquale e in particolare durante la Settimana Santa, trova posto nei luoghi di culto la narrazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, basata su un testo tratto da uno dei quattro brani contenuti nel Vangelo. Il testo dell'Evangelista Matteo viene letto nella Domenica delle Palme; quello dell'Evangelista Marco il martedì; quello di Luca il mercoledì ed infine il testo di Giovanni Evangelista il venerdì della Settimana Santa.

L’Evangelista Matteo

La rappresentazione del sacrificio della Croce nel corso dei secoli si è sviluppato attraverso varie forme: da un carattere essenzialmente cerimoniale e rituale, cantato esclusivamente sul recitativo liturgico gregoriano con inflessioni melodiche particolarmente espressive nei punti chiave del racconto, si è passati ad una forma drammatico-rappresentativa nella quale si voleva evidenziare il lato umano del dolore del Cristo con il conseguente carico di pietà che esso emanava. Infatti la monodia medioevale si è venuta trasformando lentamente fino a divenire nel XVII secolo un grandioso insieme di voci in cui quella del Celebrante, nel canto dei passi liturgici, si alterna a quelle del Coro.

 

L’architettura polifonica della Passione trova il suo più alto vertice in due capolavori di Johann Sebastian Bach: la Johannes Passion (Passione secondo Giovanni) e la Matthaus Passion (Passione secondo Matteo), composte e rappresentate a Lipsia dove Bach era stato nominato Director Musices e Kantor della Thomasschule (la Scuola di San Tommaso) facente parte della ThomasKirche (la Chiesa di San Tommaso). E’ indispensabile una breve digressione. In Germania ai tempi di Bach la città di Lipsia costituiva il centro dal quale partivano i messaggi culturali più significativi di quel periodo. Ed in tale contesto la Thomasschule era uno dei due pilastri del sistema scolastico d’istruzione primaria e secondaria della stessa città. L’altro pilastro, la Nikolaischule (la Scuola di San Nicola), si era affermata nel corso degli anni come la scuola dei ricchi mentre la Thomasschule era quella dei poveri. Però in quest’ultima si insegnava la musica in maniera efficacissima mentre era piuttosto trascurata nella Nikolaischule.

 Tornando ai due capolavori di Bach, nel primo – la Johannes Passion - con un tratto realistico, viene messa in risalto la drammaticità della vicenda dolorosa del Cristo.

 Nella seconda – la Matthaus Passion – figurano, invece, in primo piano le considerazioni e le riflessioni dei fedeli: infatti, musica autenticamente liturgica si alterna a musica di carattere contemplativo e di meditazione sul dramma, affidata a cori di grande contenuto lirico. Nella Matthaus Passion sono addirittura due i Cori che “ si oppongono, si fondono e si rispondono a seconda delle circostanze. Essi rappresentano la folla dei testimoni e degli attori, ma anche, mescolata a tale folla, l’umanità intera per la quale si compie il Sacrificio. Il Coro partecipa all’azione e, a volte, come nella tragedia greca, si trasforma in spettatore che introduce e commenta gli eventi della vicenda.

Il dolore della Vergine

La prima rappresentazione della Matthaus Passion ebbe luogo il Venerdì Santo del 1727 nella Thomaskirche (Chiesa di San Tommaso). Bach adattò il capolavoro all’impianto architettonico della Chiesa nella quale figuravano lungo una navata, ai lati dell’assemblea dei fedeli, due Cantorie e due Organi di cui uno disposto nella parete orientale al di sopra dell’altare. Sfruttando, quindi, lo spazio in maniera efficacissima, fece dialogare due Orchestre, due Organi e due Cori creando un incredibile effetto” stereofonico”.

La gigantesca partitura dovette “scuotere” le esili mura della Chiesa tanto era innovativa e drammatica. Bach non scrisse mai un’opera, ma è come se ne avesse scritta la più perfetta. Una testimonianza ci riporta i commenti di alcuni astanti, sconvolti dall’intensità della musica e dalla sua carica teatrale e drammatica:” Che significa tutto questo? Che Dio ci guardi, sembra di essere all’opera!”. Il Kantor di Lipsia, così elevato e luminoso, si rivelava talmente genio nella sua carica di fede e di pietà, da sembrare sovversivo fra la quiescenza intellettuale delle autorità locali. Lo stesso Bach scrive.” Le Autorità vi sono bisbetiche e poco amanti della musica e perciò mi tocca vivere in questi costanti alterchi, gelosie e persecuzioni, così che mi vedo costretto, con l’aiuto dell’Altissimo, a cercare fortuna altrove…”. Eppure aveva creato un capolavoro rivelatosi pari ad un affresco di dimensioni michelangiolesche e apoteosi della musica sacra luterana. Il filosofo tedesco Hegel circa un secolo più tardi nella suo trattato “ Estetica “ ebbe a dire:” …Anche i protestanti hanno prodotto musiche estremamente profonde sia per senso religioso che per consistenza e ricchezza musicale di invenzione ed esecuzione: come, ad esempio, soprattutto Sebastiano Bach, un maestro di cui solo recentemente si è saputa completamente apprezzare la grandiosa genialità autenticamente protestante, vigorosa, eppure, per così dire, erudita.”

Nella Matthaus Passion i recitativi della narrazione evengelica, i cori delle scene collettive del Vangelo (Giudei, discepoli, popolo,…), i Corali tratti da preesistenti melodie della liturgia luterana, si dispongono e si alternano in maniera ordinatissima donandoci un Bach “ sempre determinato da un rigoroso interesse speculativo e governato da un tenace esprit de geometrie, simbolo di ordine e di saggezza, specchio di una intelligenza privilegiata e di una condizione umana edificante” (A. Basso)

Nello stupendo doppio coro iniziale, che ci richiama alla mente due tragedie greche di Eschilo “Le Supplici” e “ I Persiani”, il dialogo è serrato, carico di tensione, descrive una folla atterrita e angosciata che si agita per le vie di Gerusalemme:

" Venite, sorelle, unitevi al mio pianto";

" Guardatelo!";

"Chi?";

" Lo Sposo!";

"Come?";

"Come un agnello".

 

E al doppio coro, lenta e maestosa, si sovrappone e si eleva la dolce melodia del Corale “O Lamm Gottes Unschuldig (O Agnello di Dio, innocente), mentre il Signore avanza sotto il peso della Croce: è una delle più grandiose invenzioni di Bach, in cui la musica e la parola, l’azione scenica e la meditazione si sovrappongono, si fondono e innalzano il tutto ad altezze vertiginose lasciandoci senza respiro. Il grande poeta tedesco Rilke, nel 1920, ascoltando la Matthaus Passion nella Cattedrale di Basilea, scrisse:” Durante il coro iniziale si sono ammassate di fronte a me montagne di dolori”. Al coro iniziale seguono gli antefatti che annunciano e preparano il martirio di Cristo. L’attesa lentamente si fa carica di tensione, cresce a poco a poco, inarrestabile negli episodi dell’unzione di Betania, dell’Ultima Cena, della preghiera nell’Orto del Getsemani e nel tradimento di Giuda.

Cristo alla colonna

 Il racconto dilaga, gli attori si moltiplicano ed invadono la scena: l’Evangelista, i Sacerdoti, la folla, Pilato, Pietro e Gesù ci sottopongono a violente emozioni mentre la comunità assiste e partecipa alla vicenda. Intanto Bach, padrone unico dell’azione, “ entra ed esce dalla vicenda, partecipe ed estraniato, tra azione e contemplazione, tra realtà degli avvenimenti e riflessione dei fedeli su di essi” (Cappelletto).

La flagellazione

I Corali, colonne portanti dell’edificio, irrompono direttamente sulla scena, annullando a volte la loro funzione di commento e di meditazione e dialogando direttamente con la vicenda. Come nell’episodio di Pilato, in cui al Governatore della Giudea che chiede:

” Was hat er denn Ubels getan?( Quale colpa commise dunque costui?)

Il Corale risponde:

“ Er hat uns allen wohlgetan;
Den Blinden gab er das Gesicht,
Die lahmen macht’ er gehend,
Er sagt’ uns seines vaters Wort,
Er trieb die Teufel fort,
Betrubte hat er aufgerich’t,
Er nahm die Sunder auf und an.
Sonst hat mein Jesus nichts getan”

 

( Faceva del bene a tutti noi:
Ai ciechi ridonò la vista,
Fece camminare gli storpi,
Portò a noi il Verbo del Padre,
Scacciò i demoni,
Consolò gli afflitti.
Per lui tutti sono Suoi figli.
Gesù altro non fece)

L’azione incalza con le negazioni di Pietro, il pentimento ed il suicidio di Giuda, la flagellazione, l’incoronazione di spine e l’agonia fino all’urlo straziante: “ Eli, Eli, lamma sabactani” ( Mio Dio! Mio Dio, perché mi hai abbandonato?), che, sostenuto solo dalle note gravi dell’organo, esprime nella sua dinamica secca e aspra il dramma del dolore e della solitudine.

“ Eli,Eli, lama Sabactani"

La morte di Gesù

Segue la sepoltura, accompagnata da un commovente canto di pace e di ringraziamento, in cui tutti intonano:” Mein Jesu, gute Nacht”     (Buonanotte, mio Gesù).

Deposizione

Infine un altro grandioso coro a otto voci chiude il dramma che si trova così ad essere incastonato simmetricamente fra due Cori: due giganteschi pilastri, dentro i quali la Passione di Cristo diviene simbolicamente il dramma stesso dell’umanità. La forza del messaggio che Bach attraverso esso ci comunica, ha un valore che si mantiene inalterato nel tempo.

Dice Pascal nei Pensieri. Jèsus serà en agonie jusqu’à la fin du monde” – Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo.

Buona Pasqua

Giuseppe Campa


Tutte le illustrazioni sono di Giuseppe Campa