Cari Compagni di Corso,

vi invio un po’ di quello che son riuscito a sapere su Giovanna d’Arco, la quale non aveva fatto l’ Accademia. Chissà se lo leggerete! Ma se vi è piaciuto, ditemelo. Sembra che già da allora le sue truppe cantassero il TA-PUM. Boh! Così si dice! “Meritare senza pretendere”, e chi più della Giovanna! L’hanno pure bruciata!

Un caro saluto a tutti dal vostro incorreggibile

pippi campa

Giovanna d’Arco

Il 30 maggio 1431 Giovanna d’Arco venne bruciata viva sulla piazza del Mercato Vecchio della città francese di Rouen nell’Alta Normandia. Da quella data sono trascorsi 576 anni. Già il 9 gennaio di quell’anno nella stessa città gli Inglesi, che allora occupavano gran parte del nord della Francia

La Francia nel 1430

 Fuxia: dominio inglese                     Giallo: regno di Francia

 e nelle cui mani Giovanna era caduta,  avevano intentato a questa un processo di condanna qualificato come” Processo di Inquisizione in materia di Fede”, affidandola, pertanto, ad un tribunale ecclesiastico.

A tutti quelli che leggeranno, noi, Pierre, per misericordia divina vescovo di Beauvais, e frate Jean Le Maistre, dell’ordine dei Frati Predicatori, delegato da frate Jean Graverent, Inquisitore della fede e della perversità eretica nel Regno di Francia, in nome di Nostro Signore Gesù Cristo, salute. Piacque alla Divina Provvidenza che una donna, Giovanna, detta La Pulzella, sia stata catturata da valorosi uomini d’arme dentro i confini della nostra Diocesi e della nostra giurisdizione. In molti luoghi si era diffusa la voce che quella donna, trascurando la dignità conveniente al suo sesso, priva di vergogna e di pudore femminile, indossava, dimostrando una mostruosa depravazione, abiti non femminili ma adatti agli uomini…..”.

Così il vescovo Pierre Cauchon, presidente del tribunale ecclesiastico che giudicava Giovanna, introduce la versione ufficiale degli atti del processo

Il vescovo  Pierre Cauchon in un dipinto dell’epoca

Epilogo incredibile di un’impresa eccezionale e commovente che vide una giovane e semplice contadina, esaltata dall’amore per la sua patria e guidata da una delirante fede religiosa, trascinare un esercito intero a riscattare la propria terra dal giogo inglese per poi, a causa di invidie, gelosie ed opportunità politiche, subire la condanna al rogo.

E’ uno strano secolo quello di Giovanna, verso la fine del quale anche Cristoforo Colombo, dopo aver scoperto l’America, finiva incatenato nelle buie prigioni spagnole alle quali per sua fortuna riesce a sopravvivere. Ed entrambi i personaggi, che così profondamente avevano inciso il solco della Storia, se da un lato avevano ricavato solo torture e morte dall’altro ebbero una uguale e grande fortuna artistica. Per Cristoforo Colombo si contano, solo nel campo della musica, addirittura circa settanta composizioni di altrettanti autori, che celebrano il navigatore genovese e la sua impresa, composizioni che esposte sotto varie forme comprendono drammi per musica, balli tragici, musiche di scena, cantate per Soli, Coro e Orchestra, pantomime, opere, Odi-Sinfonie, poemi sinfonici, operette e commedie musicali. Emergono fra tutte una Cantata composta da Friedrich Ernst Bach  (nipote di Johann Sebastian); le musiche di scena di Richard Wagner; un’Opera di Darius Milhaud; un’Opera di Alberto Savinio (pseudonimo di Andrea De Chirico, fratello di Giorgio De Chirico)  e la recentissima “ The Voyage” ( La Traversata), opera in 3 atti composta da Philip Glass nel 1992 su commissione del Teatro Metropolitan di New York per le celebrazioni del 500° anniversario della scoperta dell’America.

 

Così pure numerosissime, circa sessanta, sono le composizioni musicali, anche queste di vario genere, ispirate nel corso di cinque secoli alla vicenda terrena di Giovanna d’Arco. La prima di queste, un dramma serio in quattro atti di Gaetano Andreozzi, risale al 1789. Se ne aggiunsero poi altre fra cui una Cantata di Gioacchino Rossigni; un Lied di Franz Listz su testo di Alessandro Dumas; il dramma lirico  “Giovanna d’Arco” di Giuseppe Verdi; l’opera “ La Pulzella d’Orleans” di Cajkovskij e l’Oratorio, in 4 parti e un Intermedio, “La veritè de Jeanne” composto nel 1956 da André Jolivet cui il brano era stato commissionato per celebrare il 500° anniversario della riabilitazione dell’eroina francese.

 Da notare lo strano parallelismo in cui si dispongono le quantità, i generi e le finalità delle composizioni relative ai due personaggi storici, Giovanna e Colombo, così generosamente riscattati e gratificati dalle Muse. Futile ma curiosa affinità: Giovanna era la minore di cinque figli mentre Colombo il maggiore di altri cinque. Coloro, comunque, che avessero desiderio di ascoltare la composizione, a mio avviso più prestigiosa, sul dramma della Pulzella d’Orleans, potrebbero accostarsi con grande rispetto all’Oratorio drammatico “ Jeanne d’Arc au bucher” (Giovanna d’Arco al rogo) che il compositore svizzero Arthur Honegger  compose nel 1933 sul testo dello scrittore e poeta francese Paul Claudel, il grande convertito.

H O N E G G E R

C L A U D E L

Si era appena usciti dalle violente suggestioni cinematografiche de “ La Passione di Giovanna d’Arco” di Carl Dreyer, il film che attraverso l’intensità drammatica e la profondità psicologica conferita al personaggio dalla celebre interpretazione dell’attrice francese Renèe Falconetti e,addirittura, del magnifico Antonin Artaud,  avevano sollecitato l’attenzione dello scrittore francese Jean Cocteau, di Claudel e di Honegger sulla inevitabile complessità tragica della vicenda, la quale esigeva una risposta adeguata eesendo  consapevoli, nel contempo, che nessuna enfasi espressiva poteva competere con la visione negativa della violenza e  della feroce deformazione della verità  attraverso gli scontri  di potere. Claudel, quindi, individuando nel piano simbolico l’unico mezzo in grado di rivelare l’efferatezza di un processo, mette in scena un tribunale costituito non da preti bensì da bestie onde evidenziare l’assenza totale della ragione. Porcus è il presidente della giuria, i giudici sono delle Pecore, il Cancelliere è un Asino. Lo stesso processo si svolge attraverso una partita a carte giocata da quattro Re accompagnati da quattro Regine e quattro Fanti. Una partita in cui Giovanna, pedina nei conflitti di potere, è solo la posta in gioco. Il Re di Francia si accompagna alla Regina Stoltezza, il Re d’Inghilterra alla regina Orgoglio, il Duca di Borgogna all’Avarizia, mentre il quarto Re non vi figura; ma, siccome nelle partite a carte ove manchi il quarto giocatore, subentra il cosiddetto morto, ecco entrare la Morte accompagnata dalla regina Lussuria.

L’Araldo detta le regole del gioco: “ Les Rois changent de place, mais les Reines….” ( I Re mutano di posto, ma le Regine, Sua Maestà l’Orgoglio, Sua Maestà La Stoltezza, Sua Maestà L’Avarizia, Sua Maestà La Lussuria, queste Maestà non mutano di posto, restano e resteranno sempre con noi). L’ironia di Claudel diviene addirittura comica nella scelta del Presidente del Tribunale. Un dialogo serrato fra gli Araldi:

 “ Chi sarà il Presidente?”-

La Tigre si dichiara incompetente… La Volpe dice d’essere malata…Il Serpente si è nascosto dentro un buco… Ma allora? Chi si offre per

   giudicare Giovanna d’Arco? “;

“ Io! Io!”;

  “ Chi è Lei? Come si chiama? “;

  “Io mi chiamo Porco. Io sono il Porco”. Evidente l’allusione al vescovo Pierre Cauchon.

 Ed il Coro risponde:” Porcus, Porcus. Grun! Grun! Vivat et vivat semper Porcus porcorum…”.

 E la musica oratorio di Honegger, stupenda, incredibile, tragica, tenebrosa, a volte anche delicata e tenera, si spande nei dialoghi con una vitalità timbrica eccezionale. La scansione del ritmo è serrata, richiama il Karl Orff dei Carmina Burana. Nella scena dell’Incoronazione del Re nella Cattedrale di Reims e nei ricordi idilliaci dell’adolescenza di Giovanna il compositore raggiunge gli apici del coinvolgimento sonoro. Si potrebbe affermare che Honegger con la sua musica sia riuscito talmente a penetrare il testo di Claudel da operare quasi un salvataggio laddove quest’ultimo potrebbe apparire addirittura retorico. La cronaca incalzante, a volte concitata, i brani sonori che alternano preziosi recitativi, masse corali e delicate frasi singole, conferiscono una struggente modernità ad una musica sicura di movimento e capace di cogliere da una parte tutto l’orrore, l’efferatezza e l’ironia di un processo e di una condanna al rogo  e dall’altra enucleare un sentimento di grande pietà.

Giuseppe Campa

 

E ora qualche curiosità dalla “Cronistoria di Giovanna” stilata da testimoni veri riguardo:“ Le apparizioni”,“ La conquista della città di Orleans”,“ Il processo e la morte di Giovanna”

Le apparizioni

Nell’anno 1425 a Giovanna venne a capitare un’avventura terribile ma esaltante.

 

Giovanna racconta:“ Avevo tredici anni quando per la prima volta udii una Voce mandata da Dio per aiutarmi e guidarmi. La prima volta che udii questa Voce fui molto spaventata. Fu a mezzogiorno,d’estate, nel giardino di mio padre. Udii la Voce da destra, giù verso la chiesa. Ogni volta che la sento, essa è accompagnata da una luce molto brillante, proveniente dalla medesima parte. Credo che tutto ciò mi sia venuto da Dio. Quando ascoltai la Voce per la terza volta, capii che era quella di un Angelo,… dell’Arcangelo Michele, il Santo guerriero di Francia….”.

Presto egli cominciò a venire con altre due Sante, Caterina e Margherita. Il loro messaggio era sempre quello: “ Non temere. Sii buona…Và in Francia, Giovanna. Parla con il Delfino e libera la città di Orleans dall’assedio degli Inglesi…”.

La casa natale di Giovanna a Domrémy come appare oggi

Il Delfino di Francia, posto sul trono per merito di Giovanna e incoronato nella cattedrale di Reims  con il nome di Carl VII di Francia

Rovine della grande sala del palazzo di Chinon, dove Giovanna venne messa per la prima volta al cospetto del Delfino di Francia

La conquista della città di Orleans

Nella Cronistoria si legge ancora:

   “ …..Durante l’attacco alla città d’Orleans gli Inglesi erano terrorizzati da Giovanna e dalla forza che ella infondeva ai suoi eserciti. Il generale Dunois notò che prima dell’arrivo di Giovanna duecento inglesi potevano battere mille francesi. Ora invece una forza di cinquecento francesi poteva combattere con successo contro un intero esercito inglese. I soldati inglesi cominciavano a disertare e a prendere la via di casa. In Inghilterra un reparto militare aveva rifiutato di imbarcarsi per la Francia: i soldati dicevano che non potevano combattere contro delle forze magiche…..

Il povero paggio di Giovanna, Louis de Coutes, stentava a tenere il passo di Giovanna. Non si faceva in tempo a tornare agli alloggi per riposare  che Lei scendeva di nuovo infuriata dalla sua camera.

 “ Tu ragazzaccio,” - gridava, - “ perché mi hai lasciato dormire, mentre viene versato sangue francese?

Un altro attacco inglese era cominciato intanto alle porta occidentale della città e Giovanna aveva indovinato in che modo ciò accadeva!.... I Francesi non appena videro Giovanna, emisero un grande urlo e si gettarono tutti insieme sugli aggressori inglesi conquistando la torre più vicina nelle linee inglesi….. Il giorno seguente Giovanna attaccò l’ultima fortezza, alla porta principale. La mattina presto, mentre piantava una scala ai piedi del muro della fortezza, fu ferita al collo da una freccia di balestra. Il dardo le perforò la spalla sino ad una profondità di quindici centimetri.

L’elmo di Giovanna con il foro prodotto

Giovanna è ferita ma senza gravi conseguenze

La ferita fu medicata con olio di oliva e con grasso di maiale, ma ella rifiutò di lasciare il fossato.

Ripetutamente i Francesi appoggiarono le loro scale al muro, solo per vederle respingere in basso. Gli attacchi continuarono tutto il giorno fino alle venti.  Il generale Dunois voleva desistere, ma Giovanna, ancor debole per il sangue perduto, lo pregò di tentare ancora un attacco dicendo a gran voce:

“ Non temeteli. Anche se fossero sospesi alle nuvole, li potremmo prendere. Dio li ha mandati a noi perché fossero puniti. “

Gli Inglesi sulle mura, udendo il grande grido con il quale i Francesi accolsero le parole di Giovanna, furono terrorizzati.

I soldati francesi si lanciarono per l’ultima volta contro le mura spazzando via i “dannati Inglesi”. Questi tentarono di ritirarsi nella torre sul ponte, ma dalle mura furono respinti nel fiume e annegarono tutti.

 L’attacco alla città d’Orleans da parte di Giovanna

Il giorno dell’ultima sortita da Orleans, Giovanna scrisse un’altra lettera ai generali inglesi e ai sopravvissuti dell’ultima torre.

Voi inglesi non avete alcun diritto su questo regno di Francia. Il Re del Cielo vi ordina attraverso me, Giovanna la Pulzella, di lasciare questi forti e di tornare nella vostra terra. Altrimenti vi attaccherò con tale impeto, che nessuno lo dimenticherà mai. Questa è l’ultima lettera che vi scrivo. Non scriverò più.

Firmato: JHESUS MARIA, Giovanna la Pulzella.”

Giovanna si volse ad un arciere che le era vicino, prese una freccia dalla sua faretra e fissò il messaggio alla punta della freccia.

Scagliala oltre le mura “ ordinò all’arciere.

 Mentre la freccia volava, ella gridò:

Leggete questo, Inglesi! Ci sono delle notizie per voi !

Il giorno seguente, prima del sorgere del sole, gli inglesi sopravvissuti si raccolsero nei sobborghi in rovina della città e sfilarono lungo il fossato portando con sé quelli tra i feriti che erano rimasti in vita. In silenzio si allontanarono dalle mura e si misero in marcia. Orleans era salva.

 I N     S E G U I T O

Il Delfino viene incoronato Re di Francia con il Nome di Carlo VII  

 Giovanna vuole continuare la sua missione e liberare anche Parigi

Il Delfino ( calcoli politici ) è contrario e non le concede forze sufficienti

Giovanna con le truppe rimaste fedeli attacca ugualmente Parigi

Il vano attacco a Parigi e la ritirata dei Francesi

Cade prigioniera nelle mani degli inglesi...,

Il Delfino non muove un dito! Giovanna ormai dava fastidio.

Gli inglesi le intentano un processo per stregoneria. Alè!

Giovanna venne rinchiusa nel castello di Beaurevoir. Qui si reca il vescovo Cauchon, inviato dai suoi padroni inglesi, per “comprare” Giovanna dal Duca di Borgogna per diecimila corone d’oro.

Castello di Beaurevoir

Giovanna sapeva che sarebbe stata processata da una Corte Ecclesiastica per stregoneria e altri crimini contro la religione. Ella credeva perciò che sarebbe stata detenuta in una prigione ecclesiastica, custodita da preti e da altri servitori della Chiesa, forse da suore.

Invece gli Inglesi la gettarono in una torre delle carceri comuni nel castello di Rouen, dove fu sorvegliata da soldati inglesi. La sua cella era costituita da secondo piano circolare di una torre presso la porta del Castello. All’interno della stanza fu posta una gabbia, nella quale Giovanna fu rinchiusa, incatenata per il collo e per i piedi.

(Castello di Rouen)

Giovanna nella prigione

Giorno dopo giorno, da gennaio a maggio, Giovanna fu trascinata fuori dalla sua cella per rispondere ai giudici. Ne aveva due. Uno era il vescovo di Beauvais, Cauchon, alleato del Reggente inglese. L’altro era un membro della Santa Inquisizione, il grande tribunale ecclesiastico creato per ricercare gli eretici in tutta Europa.

Gli inquisitori ecclesiastici  

La sala del tribunale nel castello di Rouen

Nessun testimone fu convocato per parlare a favore di Giovanna o contro di lei. Ella fu l’unica persona ad essere interrogata.

Cauchon tentò  di costringerla ad ammettere che le Voci e le apparizioni fossero fallaci e che ella fosse stata spinta con l’inganno ad adorare delle streghe.

Il fatto che ella indossasse abiti maschili era considerato indecente ed abominevole di fronte a Dio e di fronte all’uomo. Particolarmente perverso appariva l’atteggiamento per il quale ella sosteneva di vestire in quel modo per ordine di Dio. L’accusatore la persuase che sarebbe stata rilasciata se avesse cambiato i suoi vestiti per indossare abiti femminili. Ma nemmeno questo le giovò e fu immediatamente condannata a subire la sorveglianza continua, attentissima e malvagia dei soldati inglesi.

La sentenza definitiva del tribunale fu letta da un palco eretto nel mercato di Rouen alle nove del mattino, mercoledì 30 maggio 1431. Giovanna fu giudicata eretica, privata della protezione della Chiesa e condannata ad essere bruciata viva.

Un cittadino di Parigi così racconta nel suo diario:

….Tali falsi errori ed ancora peggio aveva in quantità dama Giovanna e questi le furono tutti contestati davanti a tutto il popolo. Essa…vedeva tutti i dotti dell’università di Parigi che la pregavano che si pentisse e ritrattasse. Quando lei vide il luogo e il fuoco che doveva arderla, ritrattò verbalmente e le fu tolto il suo vestito maschile e fu rivestita in abito da donna. Ma appena si vide in tale stato, ricominciò il proprio errore come prima, chiedendo il suo abito da uomo. E subito fu sentenziata a morire e fu legata ad un palo che stava sul patibolo, il quale era fatto da pietra da calce ed il fuoco al di sotto: e là fu presto estinta  e il suo vestito tutto bruciato.  E poi fu tirato indietro il fuoco e fu vista da tutto il popolo tutta nuda, per togliere i dubbi del popolo. E quando l’ebbero vista abbastanza a loro grado, legata al palo, il carnefice rimise il fuoco grande sulla sua povera carogna, che fu presto tutta bruciata e le carni e l’ossa furono ridotte in cenere. “

Giovanna con il tipico abito delle condannate,legata al palo del rogo, in una miniatura antica

Lo spirito combattivo di Giovanna sopravvisse nella crescente resistenza opposta dal suo popolo al nemico inglese. Parigi fu liberata nel 1436 e nel 1453 l’Inghilterra conservava solo il porto di Calais.

Anche il Delfino, ora Carlo VII, si rese conto che doveva fare ammenda nei confronti della Pulzella e quindi indisse un nuovo processo per la riabilitarla.

E fu un grande accorrere di testimoni da ogni parte della Francia e tutti si presentarono davanti al tribunale per giurare che Giovanna  era una buona cristiana e una ragazza onesta. I nuovi giudici misero a verbale tutte le testimonianze e il 7 luglio 1456 si pronunciò una nuova sentenza con la quale si dichiarava che il primo processo era stato un’impostura. La sentenza che condannava Giovanna per eresia  e stregoneria fu abrogata.

Giovanna è stata considerata la padrona di Francia fin dalla sua morte. Nel 1941, quando la Francia era di nuovo occupata da un esercito nemico, un esercito di Liberi Francesi della resistenza fu condotto dall’Inghilterra in Francia dal Generale De Gaulle. I Liberi Francesi scelsero come emblema ed insegna  la croce a doppia sbarra della Lorena, la terra natale di Giovanna. Anch’essi ottennero la vittoria e nel 1945 l’esercito tedesco di occupazione fu cacciato proprio come Giovanna aveva cacciato gli Inglesi cinquecento anni prima. Solo nel 1920 la Chiesa la riconobbe come Santa

Monumento di Giovanna d’Arco a Parigi

Sembra che il vescovo Cauchon sia stato condannato nell’Aldilà a passeggiare tutte le estati sulla spiaggia di Rimini e d’inverno ad assistere al carnevale di Rio e che la sua bava rabbiosa vada direttamente nello Stige. Il conseguente inquinamento, non giovando all’acqua minerale di Belzebù, 

provoca l’ira di quest’ultimo che vorrebbe deviare la bava nella Senna ma Giovanna gli ha detto: “ rien à faire “.  

Giuseppe Campa