IL Col. Iginio TOTH, Titolare di Storia Militare

Che noia e che pena le lezioni di Storia Militare tenute dal colonnello di fanteria Iginio Toth! Alto, smilzo, fisico asciutto, il volto tutto naso (progenitore di Piero Fassino?) entra in aula di scatto saltellando come un furetto. Già due assistenti (soldati del battaglione servizi della Scuola) sono pronti davanti a due cordicelle. Ad un cenno scendono giù due enormi tabelloni in cartone giallo-ocra su cui sono riprodotte due battaglie del Risorgimento: Solferino e San Martino.
Numeri, tabelle, losanghe, frecce, freccine, freccione, curve, doppie curve, soldatini in giacca bianca (austriaci), in rosso-blu (francesi), in grigio (sabaudi), riempiono i due maxi tabelloni. Nell’insieme appaiono una originale opera di pittura pseudoastratta.
Il colonnello osserva per un attimo la raffigurazione del campo di battaglia, un colpetto di tosse e via incomincia a esporre: bla,bla … colpo di tosse … bla,bla … altro colpo di tosse … starnutino … bla,bla, e così per in po’.
E mentre parla, tossisce, muove un lunga bacchetta ora di qua ora di là e poi su e giù in modo così veloce che ci sembra di assistere ad una partita di tennis. La tonalità della sua voce sembra seguire i movimenti delle truppe: vibrante se i nostri stanno avanzando vittoriosi, mesta se sono in ritirata, quasi afona se stanno per essere sopraffatti.
Di tanto in tanto rivolge lo sguardo verso di noi per verificare se lo stiamo seguendo e noi lesti riapriamo gli occhi, che si erano socchiusi, e facciamo finta di prendere appunti o di assentire con il capo.
La spiegazione prosegue senza pause, quasi sempre oltre il suono della campanella. Deposta la bacchettona, afferrata la cartella guadagna l’uscita, a volte incerto e dubbioso. Che stia rimuginando tra sé: “Ho detto tutto quello che dovevo dire?” o forse “ma gli zuavi sono stati impiegati a San Martino o a Solferino?”.
Una nota dolente sono le sinossi di Storia Militare. Obsolete e d’altri tempi, più le sfogli meno le comprendi e ti viene da chiederti quale mente diabolica abbia potuto esprimere concetti così astrusi!
Già Nuto Revelli, cadetto negli anni 1940-41 si lamentava che “le sinossi sono vecchie come il Palazzo Ducale”. Le nostre che portano stampigliata l’edizione 1954 sono probabilmente una riedizione di inizio Novecento. Per opportuna conoscenza e relativo giudizio del lettore riporto di seguito uno stralcio delle suddette:
Certo è che il Clausewitz, come risulta chiaro, nella sua precarietà paternalistica, esplica una funzione geo-gnoseologica di tipo esponenziale, di cui si attinse il presupposto oltremodo oltranzista dello Jomini, nel rituale alternarsi dei corsi e ricorsi vichiani. Imperocchè, per concludere sinteticamente: una cosa appare lapalissiana che politicamente la storia (intesa in senso spiritualista) nella sua ricerca del panlogismo aristotelico, e non platonistico, non s’incarna nel momento delle barbarie e dei dissesti finanziarii, ma preannuncia il relativismo, trapassando nella scala dei valori, dall’idealismo al marxismo e giungendo fin fino all’Homo Sapiens, pregno d’una coscienza irrazionale, fatalista, così preannunciando quello che poi sarà lo Sturm und Drang …
A proposito, se qualcuno avesse conservato per caso o per sbaglio copia di quelle sinossi potrà verificare che quanto ho riportato corrisponde a verità.
Pier Gianni Ferrando