UNA DOMENICA SENZA LIBERA USCITA ..... UNA DELLE TANTE

La domenica pomeriggio la maggior parte degli allievi è in libera uscita. Rimangono dentro i “consegnati”, i “pompieri”,che non osano sottrarsi al richiamo delle sinossi, i “promessi”, legati da un vincolo stretto alla ragazza del paese, infine gli “indolenti”ovvero quelli che non ne hanno voglia. Sembra un paradosso, ma ci sono anche loro.
Cosa fanno, come passano il pomeriggio i reclusi?
Nel salone studio si danno convegno di soppiatto quelli che vogliono studiare per avere un buon voto, seduti accanto agli innamorati per corrispondenza che rileggono e rispondono alla lettera della morosa.
Al circolo allievi si radunano i lettori di giornali e riviste, i succubi della televisione, i forzati della trasmissione radiofonica della domenica sportiva che iniziava così: “La Stock di Trieste vi invita all’ascolto di Tutto il calcio minuto per minuto”, gli appassionati del bigliardo, gli amanti del jukebox e per ultimi gli strimpellatori del pianoforte. I più assidui alla tastiera sono Giuseppe Campa e Franco Cazzato della quarta, Roberto Pepe e Antonio Raffa della terza.
Non è prevista la proiezione di film. Fatto strano, ma a Palazzo non c’è il locale cinema.
E poi dimenticavo gli sportivi e dietro di loro i parasportivi. A spronare gli allievi alla ginnastica chi ci pensa secondo voi? Ma lui, e chi altro alla domenica pomeriggio se non lui? Ecco allora Franz, bersagliere doc, in tuta ginnica, con lo stemma piumato cucito sul cappellino, sulla maglietta e sulla tasca posteriore dei pantaloni, passare veloce come un ossesso per le camerate( “ehi … chi mi ha tirato giù la coperta!”), al circolo (“chi ha segnato? … Perbacco, chi ha spento la radio!”), nel salone studio (“bompare debbo … chi ronbe!”), per le scale (“chi è passato? … ma dov’vai se a banana non hai!”), nei corridoi(“aiuto … c’è Franz!”). Così facendo raduna un gruppo di stakonovisti o sventurati che non hanno avuto il tempo di nascondersi. E questo gruppetto, in tuta e fazzoletto vaporoso al collo, al ritmo cadenzato di “juppi … juppi, fa il suo ingresso al campo ginnico. Breve riscaldamento muscolare e poi via di corsa al “percorso di guerra”. Che consiste nel superare in velocità e tecnica una serie di ostacoli: staccionata, reticolato, muro, fossato, passarella mobile e altre diavolerie. Quando sono presenti i più bravi in ginnastica come Venturi, Carta, Borgia, Musella, Mini, Scaramagli, Lattanzio è uno spettacolo vederli superare gli ostacoli. A volte Franz non riesce a star dietro ai nostri compagni e in cuor suo medita e sospira: “cosa darei se tutti quanti passassero nei bersaglieri !”.
Diverso è il passatempo dei consegnati che attendono la chiamata per il controllo da parte dell’ufficiale di picchetto. A volte l’attesa diventa spasmodica. Così la ricorda lo scrivente una domenica del febbraio 1964 :
“Consegnati … consegnati!” si sente gridare per tutti i locali dell’Accademia. La tromba non ha ancora finito di squillare che già Gaetano Somarelli si precipita giù per le scale; giunto all’altezza del circolo si scontra con la fiumana dei puniti. Si sentono grida scomposte: “correte … correte … Fazzi, sbrigati … perdiana mi sento male e poi sono Esaf … Borgia, andiamo … scansati Bubu( che sta per Bressi) … quack,quack … ehi, anche il papero Bergera è punito? Per la troppa pompa sgignazza qualcuno. Un allievo che tutti chiamano “Pornos”, approfitta della situazione, come sempre, per tirare da dietro il giubbino di Luigi Tarantino implorandolo così: “A GIgì, domani non fare lo strunzo, spostati sulla sinistra e lasciami copiare il compito di analisi!” … Attisano vai più veloce … e come faccio ho una causa di servizio in corso! … muoviti Orso Joghi, così chiama qualcuno il sottoscritto … accidenti è la terza volta che suona!”.
Tutti corrono e sbuffano, alla fine tutti assieme, meno due, giungono nel freddo e triste cortile per il controllo. Qui si inquadrano davanti all’ufficiale di picchetto. Solita momentanea confusione, scappellotti, spintoni, pestoni. Gli istruttori incominciano a dare l’attenti e il riposo. L’ufficiale osserva impassibile. Si procede all’appello: “Cuscinà … Cuscinà … ma c’è Cuscinà? Tutti si voltano indietro. Dal fondo del gruppettp una flebile voce chiede: “Avete chiamato mee?” La risposta non si fa attendere: “Cuscinà … à … à, svegliati, non farci perdere tempo!”.
“Silenzio!, cosa sta succedendo qui?”chiede avvicinandosi l’ufficiale di picchetto.
“Stiamo procedendo all’appello”, risponde il qualificato di servizio, scattando sull’attenti.
“Bene, vada avanti”.
“Tancon! … Tancon! … Dov’è Tancon?”
“E’ dietro, si sta scolando l’ultimo bicchiere!”.
“Noo, so-ono qui,… pra … presente!”
“La Montagna!”
“Comandiii”.
“Fazzi!”
“Non c’è … si è sentito male … Jack, dove sei? … è caduto per le scale … noo, no Fazzi è in infermeria, ha le emorroidi”. Tutti parlano, ognuno dice la sua, anche la più strampalata.
“Vogliono fare silenzio!, chi ha parlato?”chiede ad alta voce l’ufficiale. Nessuno risponde. Avendo sentito più volte quel nome, rivolto agli astanti e sicuro del fatto suo,.pronuncia il terribile verdetto: “Allievo Fazzi, stia punito! e lei continui l’appello”.Qualcuno sorride, non l’interessato che proprio in quel momento giunge in tempo per sentirsi nuovamente punito!
“Lanuzza, Lanuzza!” “Qua zono e non gridaare”
“Tarantini presente, non mi vedi?”
. “Silenzio … Pepe!”
“Presente”.
“Somarelli!” “E’ già in cella”
“Bergero!”
“Quack, dove sei? … è tornato indietro … ha perso le sinossi scendendo le scale … eccolo, arriva”. Si, arriva di corsa ma … con le gambe all’aria perché scivola sull’appiattito coperto di ghiaccio non prima di aver esclamato:”pree … sentee … “ “Paglialonga!”
“Presente”e sospirando:”Facciamo presto, mi aspetta Don Pietro in cappella”:
La lista della terza compagnia prosegue lunga, sembra di non finire. Finalmente il controllo è terminato, si può procedere alla presentazione della forza. Lo scelto Amato Mansi, rosso in viso, rivolgendosi all’ufficiale di picchetto: “Terza compagnia, ventiquattro liberi uscenti!” ( sic.).
Tutti si accorgono della papera, qualcuno sorride, il povero Mansi diventa paonazzo quando l’ufficiale lo chiama in disparte.
Alla fine i consegnati vengono messi in libertà e si disseminano piano piano per il palazzo. Lungo le scale qualcuno incontra un tale che si lamenta: “Perdiana, mi fa male la caviglia … e mi hanno ancora punito”. Un altro si imbatte in uno spilungone che con una espressione sgomenta guarda il frontespizio delle ritrovate sinossi di Analisi Uno imbrattate di un brutto marrone dalla suola di un anfibio e non smette di brontolare: “le mie sinossi … povere mie sinossi!”.

Pier Gianni Ferrando