IL Magg.(f.) Emilio BERNARDINI, Titolare di ARMI

Titolare di Armi è il maggiore di fanteria Emilio Bernardini, un piccoletto “tutto pepe” dallo sguardo vivo, gli occhi neri e penetranti, un’espressione serena sul viso.
Preparato, capace di tenere desta l’attenzione degli allievi, espone l’argomento della lezione in modo chiaro e preciso. Consapevole dell’importanza della materia che tratta, esige che il cadetto apprenda l’impiego ottimale delle armi e la conoscenza delle stesse fino ai minimi particolari. E’ validamente coadiuvato da ufficiali “aggiunti” nello smontaggio, rimontaggio, funzionamento e uso pratico delle armi. Gli aggiunti, uno per compagnia, sono i tenenti Lucio Novelli (1^cp.), Franco Annichiarico (2^),Nicola Pantaleo (4^) e il nostro Franz, ovvero Sabino Franzolini.
Un giorno, non so per quale motivo, si lascia prendere dal ricordo di quando il suo corso di Accademia fu promosso in anticipo Sottotenente (aprile 1942?) per essere inviato sui fronti di guerra. E qui si commuove per la dolorosa perdita di tanti colleghi, si rammarica per l’amara e tragica separazione dopo l’8 settembre: chi ucciso per mano degli ex alleati o sbattuto nei campi di concentramento in Germania, chi volente o nolente coinvolto nelle forze armate di Graziani, chi arruolatosi nel corpo di liberazione italiano a fianco dei “nuovi” alleati, chi salito in montagna nelle formazioni partigiane azzurre.
Si accalora poi con una sconfortante osservazione sull’esperienza di guerra: “Bisogna conoscere bene le armi..che hanno fatto male anche ai nostri perché alcuni di noi non le sapevano usare con la dovuta competenza…”(sic.). Severo monito alla preparazione professionale e tecnica dell’ufficiale.
Al maggiore Bernardini non piacevano i “teatrini”, che si preparavano in occasione di visite di autorità o persone importanti nelle caserme. Come quando ci fu una delegazione di addetti militari in Accademia per prendere visione dell’iter addestrativo e della formazione dei giovani ufficiali.
Quando gli addetti entrano nell’aula di Armi, Bernardini sta illustrando la pistola Beretta cal.9 mod.34. Utilizza tabelloni, prototipi di legno in scala maggiorata ed altri ausili didattici previsti dal “piano di lezione”. Certo la spiegazione riguarda lo studio di un’arma poco interessante e piuttosto vecchia, talchè l’attenzione di un addetto si sofferma sulle nostre scarpe(sic.). Eloquente è la smorfia del comandante del reggimento allievi, col. Francesco Casalini, che accompagnava la delegazione. Ma quale arma più moderna e interessante poteva mettere in mostra il titolare di cattedra? Il fuc.s/atm Garand(caricatore da 8)di provenienza USA come la mitragliatrice pesante cal.12,7? Il fuc. mtr. BAR, sovente inceppato? La mtr. BREDA, ormai superata? Forse il MAB mod.48, l’unica arma portatile recente, pur se efficace solo alle brevi distanze.
Ma il programma, approvato dall’uf. Addestramento e Studi, prevede la pistola Beretta mod.34. A cui il ligio Bernardini si attiene.
Arguto, attento, sapeva leggere nei nostri pensieri. Come quel giorno di metà dicembre che ricordo così. La lezione stava volgendo al termine quando Bernardini si accorge che c’era qualcosa di strano nell’espressione dei nostri volti. Ci vede meno attenti delle altre volte, poco partecipi, come trasognati. “Ma cosa avete oggi, mi sembrate lontani … lontani. Ah, ho capito, anzi vi capisco. State pensando ad altro … e cosa sognate? Ve lo dico io!”. Si siede sulla cattedra, gambe penzoloni, braccia conserte, sguardo in alto poi in avanti e: “le sedie su cui siete seduti sono diventate poltroncine di prima classe di una carrozza. Alla stazione di Modena c’è tanta gente con valigie e pacchi( la curva dell’attenzione comincia a salire). Da fuori risuona una voce che sovrasta tutte le altre: è in partenza direttissimo per Bologna-Firenze-Roma … sul primo binario è in arrivo treno straordinario per Bologna-Ancona-Pescara … sul secondo è pronto il treno per Piacenza-Milano, Affrettarsi! … Oh, si parte ,andiamo a casa, finalmente! … Ehi, che cos’ hai da leggere? ABC, … Che magni? La cinquantaduesima mela!... E tu? Una pagina delle sinossi di Armi! ( il sorriso riappare sui nostri volti )”. Socchiude gli occhi e con tono basso sussurra:” Chissà cosa sta preparando mamma per il pranzo di Natale… cosa diranno gli amici quando mi vedranno con questa divisa?... sarà contenta Luisella del regalino che le ho preso a Modena? ( volano i pensieri di ciascuno ). Nella carrozza riservata ai cadetti parte un coro, prima soffuso poi sempre più alto: macchinista, macchinista del diretto… E il treno va… Emilia, Toscana, Umbria, Lazio, Campania…e ancora più giù”. Suona la campanella! Il maggiore Bernardini si alza con calma, aspetta il “ Ritti!” del capo scelto Sisto e a noi, scattati sugli attenti, rivolge queste parole: “ Allievi Ufficiali ( ehi, non siamo più “ aspiranti “ allievi! ), a voi vadano i miei auguri più fervidi di Buon Natale, di uno spumeggiante (sic) Capodanno e di un 1964 pieno di soddisfazioni.” E, un po’ commosso, esce dall’ aula.
Così la ricordo l’ ultima lezione di Armi di quel lontano dicembre 1963. Mancava poco alla licenza di Natale, la prima dalla nostra partenza da casa del 25 ottobre. La prima, della nostra vita militare.
Pier Gianni Ferrando