CORSO SCI PER ASPIRANTI ALPINI

Nel mese di novembre 1965, a seguito di una circolare del Comando Scuole di Applicazione d'Arma, do' la mia preadesione al passaggio nelle truppe Alpine, previsto a luglio 1967, al termine del biennio di studi.
A sorpresa, viene programmato un corso sci di una settimana al fine di amalgamare gli “aspiranti alpini” delle varie Scuole ( Fanteria – Cavalleria, Artiglieria e Genio). Il corso verrà svolto a gennaio del prossimo anno sulle Alpi Cozie, a 2000 metri di altitudine nella nota località del Sestriere.
Siamo invitati a provvedere all'acquisto di sci, racchette e scarponi presso negozi contattati dal Comando Scuola oppure a portare, se in possesso, quanto richiesto al rientro dalla licenza di Natale. Riguardo all'abbigliamento è stato interessato il Commissariato per la distribuzione temporanea di maglione a collo alto, pantaloni felpati e giacca a vento. Il tutto di colore marrone scuro. Come accessori erano compresi lunghi mutandoni di lana e un berretto a visiera con paraorecchie che gli alpini della naia chiamavano “la stupida”.
E così, domenica 9 gennaio 1966, dal cortile della “Spianata”una quarantina di noi, allegri e spensierati in diagonale e cappotto castorino, partono per la montagna su pullman militare.
Naturalmente accompagnati da due Ufficiali alpini, il maggiore Sardella della 9^sezione di Fanteria e il capitano Millossovich della 6^ di Artiglieria. Lungo tutta la Val Chisone diamo sfoggio della nostra bravura canora con un vasto repertorio di canti da montagna, da quelli del folklore italiano( “Quel mazzolin di fiori”, “lo spazzacamino”,...) a quelli della tradizione militare (“Era una notte che pioveva”, “Il testamento del capitano”,...).Il plauso di chi aveva dato l'inizio ai canti se lo prende Rinaldi Gian Luigi, che ha faticato a scovare le belle voci. Che poi piano piano sono uscite fuori : Gautero il buono, lo scafato Scanziani, Turchi il furbacchione, il flemmatico Claudani e così via. Insomma alla fine salta fuori – udite !- il coro degli “Aspiranti Alpini del 20°”, che trascina anche i riluttanti tra di noi.
Oh … eccoci arrivati … e siamo in mezzo alla neve … e pensare che non ci siamo accorti delle oltre due ore di viaggio.
Scendiamo davanti al Grande Hotel Royal. Che bello. E' di 1^categoria, che ai parametri odierni corrisponde alle **** sup. Dispone di sala conferenze, sale TV e da gioco e nel sotterraneo di night club.
Pernottamento, prima e seconda colazione cena costano l'80% della nostra indennità di missione, pari a 3.750 lire al giorno. Spesa modica, che per gli altri ospiti dell'hotel è di 7.000 lire. Ma si è in bassa stagione. Quella alta iniziava con l'ultima settimana di gennaio. Questi dati li ho rintracciati in una lettera che avevo inviata ai miei genitori in quei giorni.
Al mattino del giorno dopo usciamo dall'hotel per dare inizio all'attività sciistica. Siamo tutti bardati con mutandoni di lana, copricapo con paraorecchie, sciarpa e giacca a vento. E' presto, sono le 8.30. Il barometro indica una temperatura di meno sedici! Brrr...Fuori oltre a noi non c'è nessuno. Fortuna vuole che da dietro la montagna stia per sorgere il sole ...grande e rosso … ooh si sta un po' meglio.
Le lezioni di sci sono impartite al mattino dalle nove alle tredici sul vasto pianoro in leggera salita davanti alle partenze degli ski-pass per il monte Motta. Suddivisi in gruppi da sette/otto, siamo alle dipendenze di istruttori brevettati e sorvegliati dai comandanti Sardella e Millossovich. I gruppi sono distinti in tre classi : prima per i principianti, seconda per gli intermedi e una terza per i più bravi. Tra questi ultimi ricordo Petrocco, Canziani e Malpaga. Il sottoscritto è inserito nella seconda classe . Dapprima eseguiamo esercizi con gli sci e le racchette, controllo delle posture del corpo....passiamo poi ai primi movimenti: spazzaneve,discesa con gli sci uniti, curva a sinistra e a destra, salita con gli sci a cuneo e di fianco con gli sci paralleli, … ed ecco le nostre prime cadute con la difficoltà di rimetterci in piedi, raccogliere lo sci staccatosi dallo scarpone e andato più in là. Le cadute e le imbranature più comiche si vedono alle partenze degli ski-pass, dove il principiante deve accalappiare il supporto di salita che gli passa sul fianco e tirandolo lo deve sistemare tra le gambe. Che capitomboli ! In avanti, indietro, sul fianco con la presa lasciata andare … con l'addetto che stacca la corrente bloccando per un po' la partenza .
Certo che quattro ore di seguito per i principianti sono troppe. Che bello però quando si vedono scendere dall'alto i più bravi che seguono le stesse serpentine di quelli che stanno davanti. Con gli istruttori che dicono ai principianti : “guardate … guardate ...voi sarete come loro ! … Basta volerlo ! … Su forza, seguitemi !”. “ Ahoo … anvedi an po'..è meio lassà sta storia de alpini … ecchì me lo fa fà”, brontola er solito romano de Roma.
Alle tredici termina l'addestramento. E dopo mezz'ora siamo seduti a tavola, serviti da camerieri/e in giacca bianca e pantaloni neri, papillon neri, guanti bianchi. Addetti al vino passano a rimboccare i bicchieri appena li vedono semivuoti. Ottimo pranzo e impeccabile servizio. Nel primo pomeriggio è consentito un breve riposo in camera; seguono a discrezione letture di giornali, e riunioni da parte dei comandanti di sezione che ci seguono nello studio o ripasso delle materie. Per finire alla sala gioco : carte, dama, scacchi, … più in là spazio per un biliardino e, a lato di un caminetto e poltrone in tessuto , un pianoforte a mezza coda ma perbacco … non c'è Pippi Campa! … accidenti ne sentiamo la mancanza. In un'altra sala si è riunita per le prove la corale degli aspiranti alpini, dirige Rinaldi. Claudani se ne sta in disparte, silenzioso e guardingo … che stia tramando di prendere il posto del primo?. Volendo si può usufruire di libera uscita, ma fuori fa freddo e c'è poca gente in giro; siamo – come detto – in bassa stagione.
L'ultima sera di permanenza, nonostante il freddo pungente è in programma “l'entrata in scena”del coro davanti alla chiesetta sita sul cocuzzolo al centro del paese. Quella volta la giovanissima corale diede una buona prova di sé eseguendo una serie di canti popolari e della naia davanti ai comandanti di Corsi, ten.col. Ansaldi, col. Binelli e col. Pochini. Come pubblico alcuni ospiti e abitanti del posto che si sono soffermati fino alla fine applaudendo con simpatia. Naturalmente hanno presenziato tutti i colleghi che non avevano superato l'esame vocale. Il canto di chiusura fu lo struggente “Sul ponte di Perati”, che fece scendere i lacrimoni a qualcuno, compreso il col. Binelli. Si pensa che quel canto abbia portato alla sua memoria lo strazio in Russia dell'ARMIR nell'inverno 1942-43, a cui aveva partecipato col grado di tenente.
Domenica 17 si rientra in Sede, un po' stanchi ma soddisfatti di una esperienza addestrativa, sportiva ed umana insieme, svolta in un ambiente tutto innevato e incorniciato da splendide giornate di sole.
Purtroppo non possiedo foto relative a quel lontano gennaio 1966. Sì, una foto con gli sci accanto al compagno di Corso, nonché maestro di violino, Carlo Celani, ce l'ho. Scattata una domenica del marzo 1966 e sviluppata “may 66”, come riportato sul bordo sottostante.
Sorridiamo al fotografo, un collega? Il nostro sorriso dice tutto della felicità di trovarci quel giorno sicuri e soddisfatti sulle piste di neve del Sestriere, che si vede sullo sfondo dietro di noi. Merito del corso svolto da poco? Forse sì ! O forse è solo il merito dei nostri vent'anni.
Ferrando, gennaio 2016