UN RICORDO DEL CAPITANO GIOVANNI CIVITA

“ Terza compagnia … aattenti … sessantanove allievi presenti !” urla il capo scelto Sisto all’ingresso del capitano Civita in aula 14. “Ohibò 69, sei-nove…e perché 69? Ah già manca…manca…bene, seduti-riposo…al tempo riposo-seduti…Cirillo non si muova sull’attenti! E’ sull’attenti Cirillo!”
Tutti si siedono tranne l’allievo Cirillo che rimane goffamente impalato finché la mano piegata in giù del signor capitano gli concede di sedersi.
“Carta,chiuda la porta! Matassi, apra la finestra!...E’ inutile che cerchiate…che cercate di nascondervi perché so già chi interrogare…De Maio…eccolo là…non se l’aspettava eh,pensava sono stato chiamato l’ultima volta…eh,eh…venga giù”.
L’allievo scende dagli ultimi posti dell’aula con una espressione sul volto che non si saprebbe dire se di angoscia o disinvoltura.
“Le scarpe De Maio…si lucidi le scarpe,anche il tacco…mi dica che cos’è il reclutamento,cosa si intende per reclutamento”.
“Il reclutamento ehm…è quel reclutamento che si faa..quando c’è una emergenza per noi, cioè noi…”
“Ma cosa mi sta dicendo…il reclutamento è quel reclutamento … Che senso ha,non c’è logica…non ha studiato l’analisi logica a scuola?...E poi lei dimostra di non aver consultato il NOTL… lei dovrebbe portare sempre il NOTL nel taschino sinistro della giacca…me lo faccia vedere...ah,non ce l’ha,e perché non ce l’ha?...Bene,al tempo male,vada a posto De Maio e studi,altrimenti va a finire male. Voi dovete studiare,voi dovete studiare queste cose perché a vostra volta le dovrete insegnare ai vostri soldati.
Per la mia materia,la Tattica,bastano cinque primi al giorno … cinque primi … “Burattini stia punito!”
L’allievo richiamato si alza con un’aria smarrita,trasognata,incredula (come da natura).
“Lei parlava”
“Signornò,non parlavo”
“Ma qualcosa faceva”
“Signorsì…stavo attento”
“Mi ripeta quello che stavo dicendo”
“Ehm…il reclutamento è quel reclutamento che…”
“Basta!...Ma come questo l’ha detto poc’anzi il suo collega…vede,non è stato attento stia punito e si segga!”
E passiamo alla lezione di oggi nella quale parleremo dei mezzi corazzati,in particolare del carro armato. “Attisano e Fazzi aprite le tende e fate scorrere le lavagne!” Fazzi per la fretta (caso inconsueto)inciampa nella pedana e cade lungo disteso dietro la cattedra. Risata generale. “Eccolo là!...ma cosa fa? Cercava qualche giorno di ESAF?...Se continua così alla fine della carriera avrà collezionato non meno di dieci cause
di servizio!”
Sulle grandi lavagne, ben quattro, appaiono,scritti con gessetti di vario colore,segni astrusi,sommari,organigrammi,abbreviazioni,frecce grandi e piccole,azzurre e rosse. A prima vista è come un’opera d’arte moderna. Il capitano,visibilmente compiaciuto per la nostra sorpresa,è pronto con una lunga bacchetta ad illustrare decifrare,commentare il suo capolavoro. In verità non aveva fatto altro che riportare in forma chiara e succinta sulle lavagne il contenuto della lezione. E per noi andava bene,ci evitava volendo di leggere le sinossi. “ I carri armati – inizia Civita – per manovrare e per colpire in profondità il nemico,hanno bisogno di spazio. Come recita la Circolare 700,il loro impiego non è previsti in montagna,su terreni acquitrinosi,nei centri abitati…Paoli,perché non è logico impiegare il carro armato in un centro abitato?”
“ Perché non è remunerativo”
“ E perché non è remunerativo,mi faccia un esempio.”
“ Non saprei”.
“ Ma come, mi usa un aggettivo appropriato e non sa farmi un esempio … ma pensi, in una via di un centro abitato passa un carro armato … lei da una finestra allunga un braccio e lascia cadere una bottiglia Molotov e buum … il carro salta in aria”. Tutti ridono perché Civita mima con il braccio destro disteso e la mano piegata all’ingiù il lancio della bottiglia incendiaria. Un gesto per noi ormai notorio, il top della gestualità del nostro capitano. Che non si scompone e continua la lezione con foga e passione.
Quando manca poco al termine,tiene fissa la bacchetta sull’estremo angolino in basso dell’ultima lavagna,si volta,ci fissa e … “Malpaga, legga ad alta voce quello che sto indicando”
“ Signorsì … allievi della terza,meditate sui simboli scritti, meditate”.
“ Per oggi è tutto ,la lezione è terminata … un momento,devo dare un avviso … chi si offre per un abbonamento al Corriere Militare?” Timidamente si alza una sola mano,quella di Frattarolo,appassionato di riviste militari. “ Mi servono altri tre … nessun’altro … allora faccio io uno per plotone così è più giusto”. Prende il gessetto e guardandoci scrive sulla lavagna tre nomi : Mansi del primo,Mini del secondo e … Santerini del terzo. Con grande disappunto di quest’ultimo, notoriamente interessato alla lettura di altre riviste.
“ Carta, apra la porta … Matassi,chiuda la finestra”.
Dopo “ l’attenti “ di Sisto il capitano ,il nostro capitano,Giovanni Civita esce dando un’ultima occhiata alla sua opera sulle lavagne. La lezione è finita.
Modena, aula 14, aprile 1964

P.S. Il generale di corpo d’ armata Giovanni Civita è deceduto a Roma nel Giugno 2005, a poco più di un anno e mezzo dai festeggiamenti per il nostro quarantennale di ingresso in Accademia. Al quale aveva presenziato nonostante i sintomi del male che lo aveva colpito.
Quel giorno era contento, commosso di essere ancora una volta in mezzo a noi. Si mostrò affabile nei nostri riguardi,curioso delle notizie che gli davamo,attento a non trascurare alcuno che gli stava attorno assieme ai tenenti Leonardi e Lo Faso. Pronto ad andare indietro nei ricordi,a rammentare qualcosa di ciascuno,a rinfacciare bonariamente qualche nostra malefatta. Ma soprattutto a complimentarsi per i nostri risultati conseguiti nella carriera, nella famiglia, nel lavoro.
Del capitano Giovanni Civita serbo un buon ricordo. Comandante attivo, generoso, scrupoloso , sentiva fortemente la responsabilità di educatore nei nostri confronti. Dava tanto e pretendeva altrettanto. E questo per prepararci a superare le tante difficoltà che la professione di ufficiale e la vita in se stessa richiede. La sua compagnia poteva e doveva essere la migliore,sempre la prima nelle molteplici attività che si svolgevano in Accademia. “Qualcuno di voi sarà il nuovo comandante dell’Esercito”,ci diceva più di una volta. Ci è andato molto vicino perché quell’importante incarico l’ha ricoperto pur sempre un cadetto del Ventesimo Corso. Sicuramente orgoglioso che ben tre suoi allievi, uno per plotone (“così è più giusto”) hanno avuto in servizio “ la greca con tre stelle” .
Pier Gianni Ferrando